5 ristoranti a Firenze provati ad ottobre

Ottobre è stato un mese piovoso e poco ‘autunnale’, durante il quale abbiamo avuto modo di assaggiare alcuni ristoranti -in parte nuovi e in parte già testati- dei quali vogliamo parlarvi in questo articolo, tra cucina italiana ed etnica.

Bentoro

Via Capo di Mondo 14r, Firenze

 

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La promessa (e premessa) è quella di assaggiare ‘Autentica cucina giapponese’ a Firenze, le parole d’ordine almeno un paio: qualità, e innovazione che si fonde con la tradizione.

 

E in effetti gli Chef giapponesi, i piatti della vera cucina nipponica e una particolare attenzione all’arte, alle tecniche e ai tagli della cucina del Paese del Sol Levante rendono Bentoro un posto da sperimentare per conoscere la vera espressione di una tradizione culinaria che troppo spesso finiamo con l’associare alle cene ‘all you can eat’ (che di Giappone parlano ben poco).

 

Appena varcata la soglia si presenta ai nostri occhi un locale bello e curato, e durante la serata aumenta la sensazione che l’ambiente -pur studiato- abbia un chè di piacevolmente familiare, anche grazie agli spazi abbastanza contenuti e sicuramente per merito del personale, accogliente e molto gentile.

 

Veniamo al menù, caratterizzato dalla scelta di preparazioni che affondano nella più essenziale e rigorosa arte della cucina giapponese.

 

Ben strutturato, risulta effettivamente molto genuino e propone una selezione contenuta di piatti: dagli antipasti giapponesi a udon, noodles e riso saltato, per finire con tonno scottato, tempura mista e filetto di branzino, più i vari accompagnamenti (dal riso bianco alla zuppa di miso). Non poteva mancare poi una selezione di nigiri, sashimi e hosomaki.

 

La caratteristica dominante della cucina di Bentoro è sicuramente legata al gusto del pesce, che risalta nei piatti in tutta la sua autenticità, grazie alla scelta di eliminare quelle salse e salsine che vanno tanto di moda ma che compromettono il vero sapore del pesce (che Bentoro, nomen omen, utilizza nella sua parte più pregiata). Questo consente di apprezzarne la qualità, innegabile.

 

Noi abbiamo provato il Wagyu Mazesoba, una sorta di zuppa di noodles senza brodo, buona al palato e molto bella da vedere, seguita dall’Omurice, riso saltato che propone un’interessante accoppiata di gusti -verdure, gamberi, uovo fritto e bisque di crostacei-, con una presentazione però meno accattivante.   

 

Poi abbiamo assaggiato una selezione di nigiri, che gli appassionati di pesce crudo gradiranno particolarmente. Come da tradizione, i nigiri vengono presentati con un piccolo pezzetto di wasabi fra il riso e il pesce; ciò rende il sapore abbastanza peculiare, ma la cucina è attenta ad eliminare il wasabi se richiesto durante l’ordine.

 

Il conto alla fine della cena chiaramente non è economico, ma uscire da un ristorante dopo aver gustato piatti buoni, autentici e di qualità, come si suol dire ‘non ha prezzo’.

Ristorante Omero

Via del Pian dei Giullari 47, Firenze

 

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Torniamo invece nel confortante abbraccio della più classica tradizione fiorentina con questa trattoria sulla collina di Pian dei Giullari, con vari punti da cui godere una vista a perdita d’occhio sulla città e la sua campagna.

 

Siamo nel piccolo borgo di Arcetri, che di fatto si sviluppa lungo la strada che un tempo andava verso l’Impruneta e che è rimasta uguale nei secoli, disseminata di una serie di tesori senza tempo come Villa Il Gioiello, dove Galileo Galilei visse il suo confino dopo l’abiura, l’Osservatorio di Arcetri o la chiesetta di Santa Maria a Montici, sorta dove nel corso del XIII secolo era stata trovata una fonte miracolosa che guariva da tutte le malattie.

 

Come si può capire, il contesto è tale che si fa fatica perfino a rimanere concentrati sul cibo, ma è qui che torniamo per raccontare il nostro pranzo domenicale in quella che è di fatto un’istituzione della ristorazione fiorentina: nato a fine ‘800 come panificio, ‘Omero’ viene comprato nel 1943 da Omero Attucci e trasformato prima in Pizzicheria (e in effetti all’ingresso se ne ha un’immediata, invitante dimostrazione), poi in Trattoria.

 

Alcuni dei piatti del menù sono proprio quelli proposti dal primo proprietario, realizzati secondo la ricetta originale: penne strascicate, cervello e pollo fritto. Che noi ovviamente abbiamo assaggiato, in questo esatto ordine, godendo di dosi abbondanti e sapori decisi e veraci, com’è tipico della tipica cucina fiorentina.

 

In generale, il menù -che varia in base alla stagionalità dei prodotti- propone una serie di piatti della tradizione toscana, per un excursus culinario che va dai crostini/ crostoni ai salumi misti, passando per primi piatti come tortelli di patate, pappardelle e ribollita, fino ai secondi dove il famoso fritto è accompagnato da bistecca alla fiorentina, cinghiale in umido o ossobuco.

 

Commensali di tutti i tipi -turisti e autoctoni, famiglie con bambini e coppie rilassate- consumano il pasto in una sala luminosa dove le ampie vetrate affacciano sulla maestosa campagna circostante (e, quando il tempo lo consente, nella terrazza sempre con vista).

 

Il servizio è forse talora un po’ ‘sovraccaricato’, ma quando a fine pranzo saldiamo il conto e ce ne andiamo ormai certi che il nostro caffè sia scomparso nei meandri delle sale, il cameriere si ricorda dell’ordine rimasto nell’etere e ce lo offre extra conto, tra l’altro sul graziosissimo bancone nell’ambiente della pizzicheria, meravigliosamente retro.

 

Sicuramente consigliato, soprattutto insieme ad una bella escursione nella zona.

Articolo scritto a quattro mani da Maddalena e Paola.